Alla Chiesa si accede, dopo aver percorso il viale d’ingresso, attraverso un ambiente voltato che è una sorta di “vestibolo “o nartece pavimentato con cogoli del Monte San Bartolo, tipica pavimentazione stradale del territorio di Pesaro. Dal vestibolo si accede sia alla Chiesa che al Convento. Alla semplicità formale dell’ingresso del convento, modificato con ogni probabilità quando la famiglia Zanucchi Pompei lo trasformò in propria residenza estiva, si contrappone il ricco portale in pietra della Cesana della Chiesa, impreziosito da colonnine tortili e capitelli corinzi che sostengono l’architrave lapideo su cui è incisa la data della ultima consacrazione: MCCCCLVII DIE XXIII APRILIS CONSECRATA FUIT HAEC ECCLESIA.
L’interno della Chiesa è ad aula unica con tetto a doppia falda e capriate in vista; con altari lungo ciascuna delle pareti longitudinali e altare maggiore; tutti i tre altari sono dominati da importanti pale: su quello maggiore c’è il Martirio di San Bartolomeo dipinto da Antonio Viviani (1612 ca); sull’altare di destra la pala di Giulio Cesare Begni, Madonna del rosario con San Domenico e il beato Pietro (1623); sull’altare di sinistra Antonio Cimatori detto il Visacci, Madonna orante tra la Maddalena e Santa Caterina d'Alessandria. Nel catino absidale sono presenti lacerti di decorazioni pittoriche a tempera e sulla parete d’ingresso, ai lati del portone, due pitture murali che raffigurano le Beate Felice Meda e Serafina, quest’ultima copatrona, con San Terenzio, della città di Pesaro che è rappresentata a lato della santa.
All’interno della chiesa è custodito il sarcofago del beato Pietro di Gualcerano, eremita spagnolo che soggiornò nei pressi del cenobio di San Bartolo intorno alla seconda metà del XIV sec. Morì nel 1418 e sul sarcofago è incisa la seguente frase: “Corpus B. Petri Hispani – 1418”. Il Beato Pietro è ritenuto il protettore dei bambini, ed è così tanto riconosciuto dalla popolazione locale che ogni 2 Maggio la Confraternita del Santissimo Sacramento di San Bartolo, a cui la famiglia Zanucchi Pompei ha concesso l’uso della Chiesa per la celebrazione delle messe, perpetua la Festa di San Bartolo. In quel giorno le famiglie del territorio del San Bartolo percorrono a piedi la piccola salita che porta al convento, per ottenere una speciale benedizione per i propri bambini. (Roberta Martufi)
Dettaglio del portale d'ingresso, prima e dopo il restauro.
Sono presenti nella chiesa dei padri Girolamini le opere di tre allievi di Federico Barocci, poste all'altare maggiore e nei due altari laterali.
È interessante notare queste presenze anche perché i recenti restauri hanno reso possibile non solo capire le precise iconografie, ma anche la paternità dell'altare sinistro, attraverso l'analisi del linguaggio. All'altare maggiore è posto 'Il martirio di San Bartolomeo' di Antonio Viviani detto il Sordo (Urbino 1560-1620). Il santo, a cui è intitolato il colle San Bartolo, viene scuoiato vivo dai torturatori per avere diffuso il cristianesimo fino all'India e all'Armenia.
Tra i personaggi presenti alla scena del martirio, c'è un delizioso bambino vestito da aristocratico, con fossetta sul mento e bocca piccola: somiglia a Federico Ubaldo Della Rovere, l'erede del ducato nato nel 1605, che qui potrebbe avere l'età di 5-6 anni.
La vicinanza del luogo con Villa Imperiale, una delle residenze roveresche, può spiegare la possibilità di un ritratto di Federico Ubaldo da parte del Viviani. La datazione del quadro si può dunque assegnare al 1610-1611. Una data scritta si legge nel quadro dell'altare destro, con la firma dell'autore: Giulio Cesare Begni 1623. Rappresenta la 'Madonna del Rosario con san Domenico e il beato Pietro Gambacorta', fondatore dell'ordine dei Girolamini.
Sullo sfondo, un'inedita visione della foce del Foglia e del porto di Pesaro, con gli attuali quartieri di Soria e di Baia Flaminia, e una grande distesa di canali. Un documento prezioso di quella parte di città, fino alla veduta dell'Ardizio. Il Begni (Pesaro 1579-1659) è stato un importante pittore attivo alla corte dei Della Rovere, in particolare per il matrimonio tra Federico Ubaldo Della Rovere e Claudia de' Medici nel 1621.
L'altare sinistro, dopo il restauro della tela, riserva la sorpresa di riconoscere il linguaggio di un terzo pittore baroccesco, Antonio Cimatori detto il Visacci (Urbino 1550 ca. - Rimini 1623). E, altra sorpresa, nel soggetto raffigurante la Madonna orante tra la Maddalena e santa Caterina d'Alessandria, oltre a riconoscere un particolarismo e una tendenza ai panneggi rigonfi tipici del Visacci, si può vedere sullo sfondo una scena di guerra con un cannone, una torre cilindrica sul porto e la violenza di un soldato su una donna inerme distesa. I santi raffigurati in basso sono sant'Agostino a sinistra, a cui erano particolarmente legati i padri Girolamini, e sant'Onofrio eremita a destra, che medita sulla penitenza e contempla un teschio come in uno specchio. (Grazia Calegari)
Bibliografia: Grazia Calegari, Tre pittori barocceschi sul San Bartolo, in Studi pesaresi, 13, 2026,pp 193-197
Antonio Viviani, Martirio di San Bartolomeo
(altare maggiore)
Giulio Cesare Begni, Madonna del Rosario con San Domenico e il beato Pietro Gambacorta
Anonimo, La Beata Serafina