Descrizione
Il portale della Chiesa dei Girolamini a San Bartolo a Pesaro è realizzato in pietra locale della “Cesana”, risalente al ‘400, confinato e coperto da un loggiato con volta a crociera. I fianchi del portale degradano in maniera concentica verso il portone ligneo suddividendo i diversi piani del manufatto. Il portale poggia su un gradino in pietra della “Cesana” composto da tre elementi, di colore bianco e rosa, tipici della venatura di cava di estrazione. Le basi in pietra poste specularmente, sono scolpite su un unico blocco e presentano una cornice concava con un toro finale che segue gli elementi di appoggio dei montati. I montati laterali sono composti da parallelepipedi a tutta altezza e con elementi sovrapposti, nel primo elemento si appoggia una cornice concava con nastro piatto conclusivo e nella campitura dei piani sfalsati si inserisce un torciglione scolpito. I capitelli che chiudono la composizione sono anch’essi scolpiti da un unico blocco, seguono l’andamento dei fianchi sottostanti, con foglie di acànton stilizzate e terminano con una cornice. Appoggiato ai capitelli un arco in pietra a tutto sesto, gli elementi in appoggio seguono i fianchi, con una cornice esterna e un torciglione che segue la curvatura dell’arco. Al cento, sopra i capitelli, un ulteriore elemento strutturale ad archetto che sostiene l’architrave recante una scritta scolpita, costituito da due elementi logitudinali affiancati; la lunetta realizzata in materiale composto da calce ed inerti ha una finitura liscia ad imitazione della pietra. Nel fianco destro della facciata della Chiesa abbiamo un’altra apertura che conduce nel chiostro dell’ex convento realizzata in seguito alla modifica della precedente apertura ad arco, si tratta di una cornice con modanatura in stucco, tipica della fine dell ‘800 con finitura a calce bianca.
Stato di conservazione
Lo stato conservativo dei due portali è diverso, in quanto i materiali utilizzati per realizzarli sono differenti. Il portale lapideo della Chiesa dei Girolamini presenta uno sporco diffuso e omogeneo, coerente, non inspesso ma con concrezioni resistenti particolarmente aderenti alle abrasioni createsi sia per l’intervento dell’uomo con graffiti e incisioni, sia per il normale degrado della pietra. L’architrave costituito da due elemeni, ha una frattura importante messa in sicurezza da una struttura in ferro appositamente creata con architrave e pali di sostegno. Il movimento dato dal cedimento dell’architrave, non ha creato inclinazione al portale, tuttavia alcune pietre dell’arco hanno subito delle tensioni con microfrantumazioni in appoggio. Lo stato di conservazione del portale laterale in stucco che funge da ingresso al chiostro è pessimo, l’architrave risulta spezzato per il movimento createsi dalla centina lignea a sostegno dell’apertura e dai laterizi della parete che lo sovrasta, le diverse mani di calce e tempera non lasciavano traspirare il manufatto, composto da materiale gessoso, che assorbiva l’umidità cappillare dal terreno, il fianco destro della cornice e la parte bassa del fianco sinistro erano stati ricostrui in maniera sommaria con materiale cementizio che ha aggravato il degrado. I portoni lignei sono cronologicamente di due periodi temporali diversi: il più antico quello della Chiesa a doppia anta con riquadrature e cornici e una porta a “Schiaffo” aggiuntiva presenta diverse fessurazioni, punti localizzati ammalorati, scompesi strutturali di fuori squadro e sovrapposizioni di vernice a smalto che rende illegibili le modanature: il portone del chiostro invece ha strati di smalto applicati succesivamente, fessurazioni e ferramenta bloccata. La parete nel loggiato a sinistra dell’ingresso della Chiesa, ha decorazioni a tempera circoscritte, sopra l’architave della porta, numerose riprese di calce, intonaco di diversa granulometria aree cementizie fessurazioni della muratura e pietra che in alcune zone risulta a vista, polverizzazioni e rigonfiamenti. (Daniele Nardini)
Il vestibolo prima e dopo l'intervento
Portale lapideo (ingresso della chiesa)
Intervento di restauro portale lapideo
Pre-consolidamento con resina silicica per inibizione delle superfici che risultavano porose per esfoliazione e polverizzazione della pietra, mediante piccoli pennelli, nelle microfratture e negli elementi di appoggio della pietra ammalorata. Rimozione meccanica mediante bisturi a lama fissa e piccoli scalpelli delle stuccature non originali e non adatte per colore e composizione. Pulitura con rimozione della polvere depositatesi mediante pennelli a setole morbide su tutta la superfice. Utilizzo di Carbonato di Ammonio in diluzione satura dato a spruzzo con nebulizzatori manuali, rimozione dello sporco con spazzolini a setole sintetiche e successivo passaggio di acqua demineralizzata con spugne per la rimozione dello sporco e dei residui del solvente utilizzato. Sono stati applicati impacchi in più punti di polpa di carta (Arbocell) imbevuta in Carbonato di Ammonio in percentuale 70% e 50% diluita in acqua demineralizzata a seconda dei punti e grado di sporco, calcolando i tempi di posa e ripetendo l’operazione dove era necessario, passaggi ripetuti di acqua demineralizzata al fine di detergere la pietra dai residui. Pulitura a bisturi a lame fini intercambiabili utilizzata in maniera localizzata in diversi punti,per rimuovere lo sporco coerente più resistente depositatesi all’interno delle abrasioni e interstizi dei graffiti incisi. Messa in sicurezza temporanea dell’architrave mediante appoggi morbidi per la rimozione della struttura in ferro che lo sosteneva. Rimozione dal retro della tamponatura della lunetta che appoggiava sull’architrave per poter procedere allo smontaggio di quest’ultimo. Smontaggio in sicurezza dell’architrave e degli elementi mobili. L’architrave è stato ricomposto come in origine facendo aderire gli elementi fratturati con utilizzo di resina epossidica bicomponente e inserendo delle barre in acciaio mediante fori realizzati nelle parti fratturate con trapano non battente , successivo spurgo ad aria delle polveri e inserimento di barra in acciaio a misura assicurata con resina epossidica bicomponente, gli elementi lapidei trattenuti in posizione da “morsetti” stringenti . L’architrave è stato poi ricollocato in sede, e ricomposta la lunetta con i materiali inerti pietre e laterizi precedentemente smontati e con utilizzo di calci e inerti a granulometria simile all’originale. Stuccature realizzate con polvere di pietra calce naturale e aggrappanti nelle fessure e sottolivelli, microfratture ed esfoliazioni. Trattandosi di una pietra che rimane al coperto, si è scelto come protettivo una stesura sottile di cera microcristallina opportunamente sciolta in White Spirit. (Daniele Nardini)
Portale prima del restauro
Portale dopo il restauro
Portale in stucco (ingresso al chiostro)
durante il restauro
dopo il restauro
Intervento di restauro portale in stucco
Il portale in stucco è stato liberato dalle numerose mani sovrapposte di tinte a calce e tempera con l’utilizzo di bisturi e raschietti fino a livello della finitura originale, rimozione meccanica con scalpelli dei rifacimenti cementizi. Dopo l’ancoraggio della centina lignea strutturale a sostegno della muratura, sono stati inseriti perni in acciaio nella cornice in stucco fratturata in due punti, praticando dei fori nello stesso fino alla muratura, spurgo delle polveri mediante aria forzata, inserimento a misura di barre di acciaio, bloccata alla cornice mediante resina epossidica bicomponente, successive iniezioni con apposite cannule di calce liquida e aggrappanti fino alla saturazioner del foro con il perno inserito e del vuoto createsi tra la cornice e la muratura in appoggio fino alla saturazione avvenuta. Rimozione della struttura metallica della messa in sicurezza, rifacimento mediante calce inerte sottile e aggrappanti delle porzioni in cornice mancante a sostituzione di quelle rimosse in materiale cementizio, iniezioni di resina acrilica preceduta da acqua e alcool delle fenditure e microcrepe, stuccature delle parti abrase e ammalorate mediante adatto stucco in polvere miscelato con acqua, successivo livellamente dopo l’avvenuta asciugatura delle stuccature mediante abrasivi fino al modellato della cornice, Stesura a pennello della superfice di primal diluito al 5% in acqua, finitura cromatica a calce previo campionatura della colorazione originale stesura di cera microcristallina sciolta in white spirit su tutta la superfice.
Restauro dei portoni lignei
Pulitura manuale delle superfici con prodotti decapanti neutri per l’asportazione degli strati di sporco soprammessi, gli strati asportati sono due, marrone e verde entrambi a smalto, la tinta originale è una tempera chiara trattata a cera in discreto stato di conservazione. Alcune fessure sono state risarcite con inserti lignei, con la creazione di tassellature in legno, stuccatura delle piccole lacune con stucco in polvere e legante naturale, leggera carteggiatura al fine di livellare le medesime riprese pittoriche con tempera e legante a “ritocco” nelle piccole aree mancanti con il medesimo tono di colore. Utilizzo di prodotto finale cerato dato a pennello. Trattamento con prodotto convertitore della ferramenta e verifica del buon funzionamento. (Daniele Nardini)
Restauro della parete con tempera dipinta
Restauro conservativo, monitoraggio e un pre-consolidamento delle parti in procinto di distacco dell’intonaco dipinto individuato nelle parti coperte dopo aver eseguito saggi indagativi tecnici, fermature nelle aree di rigonfiamento e nei punti critici con l’ausilio di idonea resina acrilica utilizzata localmente in percentuale con acqua. Fermature temporanee con inerti e calce delle porzioni in procinto di caduta. Rimozione della polvere con pennelli a setole morbide e con aspiratori su tutta la superfice. Rimozione dell’intonaco a cemento e dei diversi materiali sovrapposti e distaccati della muratura fino all’intonaco originale al limite della tempera dipinta. Creazione di un blocca-bordo mediante calce e inerti a sostegno della porzione originale. Scopertura della tempera dipinta nelle porzioni non a vista mediante bisturi a lame intercambiabili e raschietti. Leggera pulitura con un ciclo di lavaggi con solvente blando e successivo trattamento consolidante su tutta la superfice. Consolidamento del supporto alle superfici dipinte, mediante intervento su aree che risultano radicalmente distaccate, con rigonfiamenti localizzati, secche di porosità e di impoverimento dell’intonaco di sottofondo che provocano fenomeni di disgregazione, mediante l’esecuzione di micro iniezioni con utilizzo di siringhe e aghi sia attraverso dei fori e crepe esistenti, iniezioni di miscele realizzate con leganti in calce naturale, inerti ventilati e acrilici caratterizzati da elevata fluidità ed esenti da Sali solubili, preceduta da iniezioni di acqua e Acool al fine di facilitare la penetrazione dell’adesivo, questa operazione ha interessato buona parte della superfice dipinta in quanto molto de-coesa. Consolidamento delle pellicole pittoriche de-coese, mediante siringhe con resina acrilica diluita in maniera idonea in acqua demineralizzata , preceduta da acqua e Alcool per facilitare il passaggio dell’adesivo. Stuccature in profondità con riempimento delle fenditure mediante materiali adesivi adatti e successivo riempimento della lacuna con inerti, calce naturale coerenti al supporto originale con un’analisi visiva della granulometria utilizzata nelle diverse profondità, la superficie inoltre è stata levigata e accompagnata all’originale, senza sovrastare quest’ultima, stuccature fino a livello delle lacune più ampie con finitura liscia.
Ritocco pittorico eseguito solo in precisi punti a ricucire le mancanze per una lettura del disegno, nelle mancanze di ampie sono state realizzate delle campiture a colore neutro. Fissativo finale sulla superficie dipinta con prodotto acquoso acrilico con diluzione controllata in base all’assorbimento del prodotto, data a spruzzo manualmente.
(Daniele Nardini)
Esplora la ricostruzione tridimensionale del portale d'ingresso della Chiesa