Gli Zanucchi si stabilirono a Pesaro dal 1659 esercitando la mercatura. Al volgere del secolo, abbandonati i commerci, vennero ascritti nel «Ceto Nobile della Città di Pesaro» e poi nell’albo della nobiltà della Repubblica di San Marino, e d’Urbania. A fine Settecento possedevano terreni che si estendevano per oltre 400 ettari diventando così fra i maggiori proprietari terrieri.
I Pompei, trapiantati anticamente da Bisanzio a Verona, nel 1226 lasciarono la città per sottrarsi a Ezzelino III da Romano; un ramo della famiglia si era trasferito a Pesaro nel 1430 e si estinse nel 1824 con Pompeo, che assicurò continuazione alla casata lasciando cognome e titolo comitale al nipote Giambattista Zanucchi.
Giambattista nel 1836 sposò Laura, figlia del conte Ruggero Gamba Ghiselli di Ravenna e della contessa Amalia Macchirelli Giordani di Pesaro. Come era ancora costume in quel tempo le nozze vennero combinate dallo zio Odoardo, fratello della madre, e, ciò nonostante, risultarono reciprocamente basate su affetto, rispetto e solidarietà, favorendo la libertà di movimento e di frequentazioni.
Per la vocazione a partecipare al Risorgimento nazionale i coniugi Zanucchi Pompei si trasferirono da Pesaro a Torino nel 1850, favoriti dal marchese Massimo Taparelli d’Azeglio, che all’epoca era presidente del Consiglio dei Ministri e ministro per gli Affari Esteri del Regno di Sardegna. Infatti, Giambattista ottenne l’incarico di viceispettore della «Regia Pinacoteca di Torino», ed i figli poterono usufruire di corsi di studio per poter poi entrare nell’esercito sabaudo.
Dopo il decesso di Massimo d’Azeglio nel 1866, Laura e Giambattista iniziarono a progettare di tornare a Pesaro. Così, appena seppero d’una delibera municipale di vendita in asta pubblica del cenobio Girolamino di San Bartolo, diedero istruzioni per l’acquisto, effettuato all’inizio del 1869. La spesa fu contenuta, poiché la perizia eseguita su incarico del sindaco aveva evidenziato le scadenti condizioni del fabbricato dove, appena acquisito, gli Zanucchi Pompei garantirono lapermanenza ai due monaci rimasti: l’ex Priore novantaduenne ed un laico professo dell’ordine dei Poveri eremiti di San Girolamo fondato dal beato Pietro Gambacorta da Pisa.
Interventi, perché si potesse fruire del complesso per villeggiatura, furono intrapresi sin dall’agosto del 1869; infatti Laura, grazie al il denaro ricavato dalla vendita dei propri gioielli, commissionò da subito importanti lavori di restauro. L’amato colle le riportava emozioni dell’adolescenza, quando aveva frequentato con gli zii Odoardo e Teresa Macchirelli Giordani il Poggiolino, l’antica villa dei Benedetti rifabbricata nel 1634 da Giulio Giordani, sita poco sotto l’eremo, sul declivio «verso la città in prospettiva del mare». (Giorgio Aceto)
Bibliografia:
G. Aceto, Gli Zanucchi Pompei e il Convento del San Bartolo. Guida Bizzarra, a cura di C. Manzini, pp 45-53, 2009;
U. Foschi, De’ fatti di Ravenna, cronaca giornaliera dal 1769 al 1788 compilata dal conte Ippolito Gamba Ghiselli, 1976;
M. D ’Azeglio, I miei ricordi. A cura di A. M. Ghisalberti, 1971;
Giorgio Aceto, Il cenobio di San Bartolo nell'ultima guerra, in “Studi pesaresi”, 11, 2023, pp 45-53.
Manoscritto Oliveriano n. 1184, Stemma n. LXIII, Famiglia Zanucchi.
Manoscritto Oliveriano n. 1184, Stemma n. XXV, Famiglia Pompei.
Arma Zanucchi Pompei