Il giardino aromatico dopo l'intervento di restauro.
In antico, nelle aree verdi che circondavano i monasteri, a seconda delle loro dimensioni e ricchezze, oltre all’hortus conclusus si potevano trovare frutteti, boschetti e gli herbaria. La particolarità di San Bartolo è che, nonostante la trasformazione da luogo religioso a luogo di villeggiatura, tutte le tipologie ricordate sono ancora presenti, ad eccezione degli herbaria.
Infatti sul terrazzamento, a confine con la proprietà di Villa Imperiale, sono ancora presenti: il piccolo giardino quadrangolare; il boschetto con alberi ormai secolari; la zona a prato dove erano gli alberi da frutta in cui sono sopravvissuti solo la vigna e gli agrumi in vaso. La vicinanza non solo fisica ma anche culturale, con i luoghi di delizia ducali ricordati, ha probabilmente influito nella realizzazione non solo del classico hortus conclus, ma anche di un vero e proprio giardino. Infatti in un acquarello seicentesco custodito presso la biblioteca vaticana, a lato dell’ingresso del Cenobio, su un terrazzamento è riconoscibile un giardino murato suddiviso in parterres con una serra/pergola per gli agrumi. Oggi sia del giardino che del pergolato non c’è più traccia, ma ad una quota più bassa non riprodotta nell’acquarello seicentesco, esiste un altro giardino, molto simile, che è stato oggetto dell’intervento di restauro. Si tratta di una piccola area verde quadrangolare delimitata a nord e a est da antiche piante di bosso e a sud e a ovest da filari di vite; è divisa a croce in quattro zone con al centro un parterre circolare. I parterres esterni ed interni sono delimitati dal mattone posato a secco, mentre quello centrale da coppi; i parterres più interni, posti a corona del fulcro centrale, hanno la forma di semilune. Il terreno dei camminamenti è costituito dal terreno tufaceo caratteristico del colle San Bartolo. Le quattro aree che a corona circondano il punto centrale, sono definite da cordolini in cotto impreziosite da lavanda e rose antiche.
Il giardino prima dell'intervento
Al di la del filare di vite sono stati posti a dimora, negli antichi vasi, gli agrumi: in particolare si tratta di limoni (Citrus limon) e di arance bionde del piceno, dette anche melarance, (Citrus sinensis) che i documenti antichi chiamano “agrumi del fermano”. Erano questi infatti gli agrumi che la duchessa Eleonora, moglie di Francesco Maria delle Rovere, voleva per i giardini della confinane Villa Imperiale; infatti avendo una maggior acidità meglio sopportano il clima ventoso e ricco di salsedine del colle San Bartolo. Fra il giardino che potremmo definire “formale” e il boschetto, c’è un pergolato su cui si adagia la Rosa di Banks (Rosa banksiae) che, terminato il pergolato, si inerpica fino alla cima del cipresso monumentale.
All’interno del cipresso è ancora visibile la scaletta che permetteva di arrivare alla piattaforma posta sulla vetta che, durante la seconda guerra mondiale, fu utilizzata come vedetta dal comando tedesco che aveva occupato il cenobio. Nel boschetto, al di là del pergolato, sono presenti pini, allori, alberi di giuda, bossi di notevole dimensione e un monumentale tasso.
Il sottobosco, infine, è impreziosito da piante di ortensie e da una vasca di forma ellittica. (Roberta Martufi)
Cipresso comune
Albero di Giuda
Tasso
Tasso
Rosa di Banks sul cipresso
Rosa di Banks sul cipresso
Acacia
Pino
Pino
Alloro
Aranci amari in fiore
Aranci amari, frutti