La vite comune o vite euroasiatica (Vitis vinifera L., 1753) è un arbusto rampicante della famiglia Vitaceae. È la vite coltivata con maggior diffusione, presente in tutti i continenti ad eccezione dell'Antartide. In Europa è coltivata nelle regioni centrali e meridionali. E’ un arbusto rampicante con portamento solitamente determinato dal sistema di allevamento. Essendo una specie praticamente solo allevata e caratterizzata da numerosissime varietà non è possibile fornire caratteristiche morfologiche ed ecologiche generali. Sono quindi presentate alcune caratteristiche e problematiche dei sei individui (4 viti e 2 portinnesti) presenti nel giardino.
L’impianto delle viti può essere fatto risalire tra il 1950 e la fine degli anni Sessanta, quando le uve da tavola più apprezzate e diffuse avevano acini grandi e provvisti di semi e la coltivazione delle uve apirene (senza semi e con acini piccoli) era poco diffusa. Le quattro piante di Vitis vinifera L. presenti nel giardino del Cenobio San Bartolo sono varietà ad uva da tavola che presentano differenti epoche di maturazione e che sono state originariamente scelte per fornire uva da mensa in diversi momenti della stagione.
Nel pergolato addossato all’edificio si trovano si trovano due viti ad uva da mensa in buono stato vegetativo, che hanno una morfologia fogliare simile: la lamina è pentagonale con 5 lobi evidenti, il seno peziolare è chiuso o con i lembi leggermente sovrapposti, i seni laterali superiori sono profondi e con i lobi sovrapposti. La pagina inferiore è leggermente ricoperta di tomento strisciante tra le nervature. Il picciolo è roseo ed è più corto della nervatura centrale. La morfologia delle foglie adulte delle due viti presenta piccole differenze riguardanti la forma della base del seno peziolare, il margine e la dimensione dei denti e la densità dei peli sulla pagina inferiore. La quasi totale assenza di grappoli non ha permesso di giungere ad una sicura identificazione varietale. Sono emerse analogie con più varietà ad uva da tavola che hanno trovato diffusione in Italia tra gli anni 50 e 70 del secolo scorso. Tra queste la più nota è la cultivar Italia, ottenuta da Pirovano nel 1911 e diffusa a partire dal 1926.
La vite sul filare perpendicolare all’edificio sostenuta da un giovane acero, come era abitudine fare nelle vecchie alberate diffuse nelle Marche fino a tutta la prima metà del 1900, è una varietà ad uva da tavola a maturazione precoce. Gli acini hanno la buccia di colore rosa-violaceo, grandi, sferici, provvisti di vinaccioli, polpa carnosa, sapore neutro e gradevole. La foglia adulta è pentagonale con 3 o 5 lobi. Il seno peziolare è aperto con base a V o U, seni laterali superiori sono mediamente profondi e con i lembi leggermente sovrapposti, mentre gli inferiori sono poco profondi o appena accennati. I denti sono pronunciati, a base larga e con margini rettilinei. La pagina inferiore è glabra sia tra le nervature che sulle nervature. Il picciolo è roseo e la superficie del lembo è quasi liscia. La data di maturazione, le caratteristiche delle foglie, dei grappoli e degli acini fanno ritenere che si tratti della cultivar Cardinal, iscritta nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite con codice 507. Cardinal, ottenuta nel 1939 da Snyder e Harmon nella stazione sperimentale di Fresno in California, è stata diffusa a partire dal 1946. Lungo il filare perpendicolare all’edificio si trovano anche le due viti che appartengono a ibridi tra specie di Vitis di provenienza americana, di norma usate come portinnesti di Vitis vinifera L. Evidentemente le due piante portinnesto sono sopravvissute alla morte del nesto.
La vite sul filare che corre parallelo all’edificio, sostenuta da un’orditura di fili sorretti da pali, è una varietà ad uva da tavola che matura in epoca media o tardiva (dai primi di settembre in poi). La foglia adulta è cuneiforme o pentagonale con 5 lobi: i seni laterali superiori sono mediamente profondi, mentre gli inferiori sono poco profondi. Il seno peziolare è aperto con base a U o a V, i denti sono poco pronunciati, a base larga e con margini convessi. La pagina inferiore è glabra sia tra le nervature che sulle nervature. Il picciolo è verde e la superficie del lembo è liscia. Il grappolo è lungo e stretto (forma conica), spargolo con scarsa acinellatura. Il peduncolo è lungo ed erbaceo. Gli acini sono grandi, elissoidali e con la cicatrice stilare (ombelico) visibile. Sebbene manchino alcune informazioni, sono presenti numerose analogie con la varietà Regina iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di vite con codice 527. Si tratta di una varietà di antica origine, che si è diffusa in tutto il mondo e che presenta numerosi sinonimi tra cui: Aleppo, Galletta, Inzolia imperiale, Mennavacca e Pergolona. (Oriana Silvestroni)
Vite 1 (v1)
La pianta è in buono stato sanitario, ha circa sessant’anni di età ed è posta a ridosso del muro del convento. Il suo tronco supera i 2 metri di altezza e si diparte in branche che aggettano verso il giardino a formare un pergolato sostenuto da pali e fili. Vite 1, consociata con una pianta di rosmarino la cui altezza ha quasi raggiunto quella delle sue branche, aveva, al momento del sopralluogo, il tronco avvinto dall’edera. Per garantire la sopravvivenza di Vite 1 è opportuno ridurre la competizione esercitata nei suoi confronti dal rosmarino e dall’edera.
Vite 2 (v2)
La pianta è in buono stato sanitario, sembra coetanea di Vite 1 (circa sessant’anni di età) ed è situata a ridosso del muro del convento (è a destra di v1 guardando l’ingresso del chiostro del convento). Il tronco supera i 2 metri di altezza e si diparte in branche che aggettano verso il giardino su di una struttura pensile in comune con Vite1. Il tronco della vite 2 è avvinto dall’edera che mostrava uno sviluppo molto rigoglioso. Sarebbe opportuno eliminare del tutto l’edera che con il suo sviluppo aggressivo potrebbe avere il sopravvento sulla vite.
Vite 3 (v3)
La pianta è in buono stato sanitario e potrebbe essere coetanea delle precedenti. E’ situata su di un corto filare che cinge la parte centrale del giardino. Il filare presenta pali di legno di recente messa in opera per reggere una serie di fili metallici necessari a sostenere la chioma della vite. Parte della chioma è sostenuta da un giovane acero il cui tronco dovrebbe essere lasciato privo di germogli o rami per i primi due metri di distanza da terra, come era abitudine fare nelle vecchie alberate diffuse nelle Marche fino a tutta la prima metà del 1900. Lo sviluppo dei due portinnesti a1 e a2 tende ad occupare lo spazio che dovrebbe essere riservato a Vite 3. Sarebbe necessario contenere lo sviluppo dei due portinnesti qualora si decidesse di non sostituirli o sovrainnestarli con varietà ad uva da tavola.
Vite 4 (v4)
La pianta è in uno stato sanitario precario per la presenza di alcuni sintomi di mal dell’esca, che al momento del sopralluogo erano in forma iniziale e si limitavano a piccole zone ingiallite su alcune foglie. Tuttavia, la vite 4 presentava già una branca deperita che è stata tagliata evidenziando la tipica sintomatologia che affligge il legno. La malattia tende ad aggravarsi e a palesare il tipico ingiallimento dello spazio compreso tra le nervature, che restano verdi. Gli ingiallimenti poi evolvono in necrosi e la foglia comincia a disseccare.
Portinnesti a1 e a2
Nel filare corto dove è situata la Vite 3 sono presenti anche due piante di portinnesti (a1 e a2) che hanno creato una parete verde, ma che stanno togliendo spazio e visibilità alla Vite 3 che produce uva da mensa. I portinnesti sono stati introdotti solo di recente in viticoltura come mezzo di protezione nei confronti della fillossera, un afide che attacca le viti che coltiviamo per la produzione di uva da vinificare o da consumare. La gradevolezza del giardino trarrebbe vantaggio dall’inserimento al posto dei due portinnesti di due viti ad uva da tavola come era stato fatto verosimilmente nell’impianto degli anni Sessanta del 1900. In alternativa lo sviluppo delle due piante andrebbe contenuto per non portare detrimento alla Vite 3.
(Oriana Silvestroni)